I talenti sono un bene molto prezioso che le organizzazioni di uno stesso settore sempre più spesso si contendono. Sono difficili da trovare, ma soprattutto da mantenere, se non si è in grado di offrire quella crescita professionale in azienda che si aspettano di ottenere. E se scoprono che le attese non sono confermate, non esitano a lasciare il posto di lavoro per intraprendere una nuova avventura professionale, alla ricerca di una valorizzazione migliore. Questo vale in particolare per il segmento IT dove la richiesta di personale è particolarmente elevata.
Il ruolo dell’HR diventa quindi basilare per evitare che la great resignation tocchi anche la propria azienda.
Un concetto che si cita molto spesso è che un’azienda è fatta di persone. Ma è importante che queste persone si sentano davvero parte dell’azienda, che formino un gruppo coeso in cui tutti lavorano per raggiungere il medesimo obiettivo. Il punto focale deve essere, quindi, la collaborazione. Ci può essere competitività, ma non deve avere unicamente lo scopo di vedere il singolo primeggiare sugli altri, deve invece stimolare e rappresentare un valore aggiunto per tutto il gruppo, un vettore per lavorare meglio. Solo in questo modo si può trasformare un gruppo di persone in un team affiatato, nel quale condivisione e collaborazione nascono in modo spontaneo. Ciò poi si riflette sia nella qualità del lavoro all’interno dell’azienda, sia nella capacità di soddisfare le richieste dei clienti.
Non è un segreto che una persona che abbia la possibilità di seguire un percorso di crescita professionale in azienda, che sia motivata, che operi in un ambiente stimolante e dinamico e che veda riconosciuto il valore del proprio lavoro, dia il meglio di sé. Non cercherà sicuramente un’alternativa per la propria carriera professionale, perché l’attuale posizione lo soddisfa in toto. Tuttavia, tutto questo è spesso più facile a dirsi che a farsi. Le motivazioni dello scontento di un dipendente sono molteplici e alcune di queste possono dipendere anche dalla divisione HR.
In questo senso, Data Network Consulti (DNC) ha una sua ricetta: offrire a tutto il personale la possibilità di sviluppare e sperimentare le proprie competenze, così da dare il massimo all’interno dell’ambito lavorativo per il quale si sente più portati. Questo, però, non deve essere inteso come una libera e incontrollata espressione del proprio estro, quanto invece un percorso di crescita professionale guidato da figure di riferimento aziendali, chiamati stream leader: un supporto nelle situazioni più sfidanti, in modo che diventino opportunità di crescita. Sono generalmente gli stream leader a individuare i veri talenti di ciascuno, talenti che verranno valorizzati creando situazioni e contesti lavorativi in grado di dare il giusto spazio per esprimersi.
DNC suggerisce agli HR di creare anche dei momenti di incontro periodici non formali, se possibile oltre l’orario di lavoro, che permettano alle persone di esprimere il loro talento anche a prescindere dal contesto lavorativo. Possono essere giornate di svago, di formazione su argomenti di interesse trasversale o meeting di confronto. Ogni occasione si può trasformare in opportunità per mantenere alto lo spirito di squadra e rafforzare i rapporti tra i dipendenti. Una forte coesione porta a creare un rapporto che va oltre l’organizzazione aziendale e, molto probabilmente, indurrà le stesse persone a organizzare degli incontri e dei momenti di convivialità, giusto per il piacere di stare insieme.
Questo modo di valorizzare le capacità dei singoli e di creare spirito di gruppo ha consentito di raggiungere importanti risultati all’interno di DNC. Un esempio in tal senso è la fidelizzazione dei colleghi che si basa sulla possibilità che hanno tutti di esprimersi e di dare il meglio al momento opportuno. Di ciò hanno beneficiato i servizi ai clienti, che hanno visto incrementare il livello di qualità.
Il riconoscimento dei talenti e la valorizzazione delle persone sono quindi la chiave degli ottimi risultati ottenuto da DNC nella crescita professionale in azienda dei suoi dipendenti. Alla base di questi risultati, però, c’è un rilevante lavoro svolto dai selezionatori HR.
Per riuscire a individuare le persone giuste devono infatti essere capaci di creare delle condizioni di contesto adatte ad un colloquio efficace. Bisogna mettere a proprio agio i candidati, rendendo il colloquio di selezione un luogo privo di quella formalità rigida e inutile e favorire un contesto informale che faciliti una comunicazione meno costruita e più onesta. Ascoltare un candidato è molto importante, ma non basta. I selezionatori devono anche essere capaci di capire realmente la persona che hanno di fronte, considerando e interpretando professionalmente anche il linguaggio non verbale e para verbale, indicatori di preziose informazioni non verbalizzate, appunto.
Va da sé che una persona dell’HR deve sapere esattamente in quale posizione il candidato dovrebbe essere collocato e quindi valutare se le sue caratteristiche sono adatte a tale posizione.
Da ultimo, ma non meno importante, un selezionatore deve saper prendere decisioni senza pregiudizi, riconoscendo e neutralizzando le bias e traendo le conclusioni dagli elementi che può percepire attraverso il ragionamento, la comunicazione e l’osservazione analitica.
In un settore dove non si può prescindere dalle persone e dalle loro competenze, come è per esempio l’IT, DNC suggerisce di incentivare una formazione interna mirata non solo allo sviluppo delle competenze tecniche, ma sottolineando sempre di più l’importanza delle competenze trasversali. Questa categoria di competenze contribuisce pesantemente alla crescita professionale in azienda e nel miglioramento della qualità del lavoro (oltre che della vita in generale). E tutto ciò porta, come conseguenza, il raggiungimento di una maggiore soddisfazione dei dipendenti, e di riflesso, dei clienti.